L’incontro con Sara Baume in Valpolicella

  • 8 Dicembre 2018
  • Blog

Il Venerdì d’Autore del 16 novembre 2018 ha segnato un momento di grande svolta per noi del Club delle Accanite Lettrici e Accaniti lettori e per la crescita della nostra Associazione. Abbiamo infatti ospitato la prima autrice straniera Sara Baume e, per l’occasione, c’era anche la sua traduttrice italiana Ada Arduini.

Nell’attesa che l’autrice arrivasse a Villa Brenzoni Bassani, Carlo Boscaini ha raccontato la storia della sua azienda produttrice di ottimi vini che hanno accompagnato poi il momento conviviale a fine serata. Nei nostri incontri, infatti, cerchiamo sempre di tessere un legame con il territorio e le sue eccellenze.

Dopo i saluti al pubblico e alle nostre ospiti dal parte del sindaco, Roberto Zorzi, e dell’assessore Evita Zanotti, sono seguiti i ringraziamenti di Roberta Cattano, Presidente dell’Associazione Botta&Risposta e del Club delle Accanite Lettrici e Accaniti Lettori, a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione e buona riuscita della serata e, in particolare, a Valpolicella Benaco Banca.

È la voce dell’Accanita Lettrice Sandra che ci fa entrare nell’atmosfera narrativa del romanzo con la lettura dell’incipit.

Già dalle prime pagine capiamo che siamo di fronte a una storia che per scelta stilistica, caratterizzazione del personaggio e ricchezza di dettagli è fuori dal comune e sono tante le domande che saltano alla mente, sia nel caso della stesura originale che della traduzione italiana.

Il romanzo narra la storia di Ray, un uomo di 57 anni che vive una vita solitaria, e del suo cane, Unocchio – il nome è evocativo – che in qualche modo si scelgono e forse si salvano, intrecciando una storia di amicizia unica e speciale e per certi versi drammatica.

Una narrazione così ricca di dettagli, sentita in qualche modo, che ha molto a che fare con l’autrice, o meglio, con le sensazioni narrate da Ray nel corso della vicenda: «Quando ho scritto questa storia mi sentivo proprio nella situazione di Ray, ero stanca e disillusa, un momento difficile del mio passato, ero come qualcuno che aveva bisogno di essere salvata da un altro».

Ma ciò che è ben delineato nel protagonista è la sua personalità. Un uomo molto chiuso, introverso, che sembra quasi essere mentalmente instabile ma allo stesso molto eloquente. «Mi hanno chiesto spesso della sua personalità. È un uomo chiuso […] Ray in realtà è semplicemente una persona che ha avuto un passato difficile, quasi plausibile» ha raccontato Sara.

La narrazione del romanzo è in seconda persona. L’autrice ha raccontato che in qualche modo è stata una sperimentazione: «Inizialmente l’avevo scritto dal punto di vista del cane, Unocchio. Ma ho poi voluto dare al racconto più credibilità. […] Dovete sapere che io parlo molto con il mio cane, quindi ho capito che era questa la strada giusta, ovvero far parlare Ray con il cane».

Anche il titolo evoca molto. «Volevo dare al libro […] il ritmo delle quattro stagioni. Ma mi sembrava in qualche modo troppo facile. Così ho cercato forme lessicali che potessero in qualche modo richiamare alle caratteristiche delle quattro stagioni».

La traduzione del titolo, dall’inglese all’italiano, non è stata semplice. Come racconta Ada, infatti: «Nella scelta di questo titolo è racchiusa anche quello che un po’ un traduttore è costretto ad accettare, cioè non può produrre esattamente ciò che viene detto nella lingua originale. […] Quando si lavora con degli editori, in genere non è solo il traduttore che sceglie il titolo ma è anche la casa editrice, perché oltre a rispondere all’autenticità bisogna anche considerare il marketing. Per cui questa scelta è stata collettiva. […] Aveva il vantaggio della stessa lettera riprodotta quattro volte, c’è un richiamo al ritmo del titolo originale».

Ada ci ha quindi raccontato il suo approccio al testo che non richiama ad un “modello” di lavoro preciso, in quanto ogni traduttore segue il proprio metro di lavoro. «Non faccio mai un lavoro di studio prima, ho un approccio abbastanza istintivo […] Quindi non ci sono stati filtri, ho letto queste prime pagine e le ho tradotte “all’impronta”, così, velocemente». E rispetto alla scelta del linguaggio: «Più che rispetto alla specie, al genere, ho cercato di scegliere nomi di piante che fossero belli da leggere in italiano, che fossero dei bei nomi comuni, […] che sono parole che hanno un bel suono, che richiamano a qualcosa di popolare e piacevole all’orecchio».

Un lavoro che ha visto la collaborazione di molte persone all’interno della Casa Editrice. Collaborazione che si è rafforzata anche grazie all’aiuto di Sara, partecipe e attenta, che ha interagito con Ada durante latraduzione.

Sara, però, oltre al suo esordio letterario con fiore frutto foglia fango, è anche autrice di racconti. Inizialmente l’approccio è stato verso le short stories.

Fiore frutto foglia fango ha senza dubbio avuto un successo internazionale, tanto da portare alla traduzione sia negli Stati Uniti che in Giappone. Un successo che, in un modo o nell’altro, ha cambiato alcuni aspetti della vita dell’autrice: «Negli ultimi due anni sono andata molto in giro. Mi ha fatto riflettere sull’anno e mezzo in cui lo scrivevo, in cui quello che facevo in realtà era quello che fa Ray. Quindi io la mattina uscivo con il mio cane, andavo in giro in questi posti rocciosi, molto aspri. […] Il successo di questo libro mi ha cambiato la vita. Non a livello quotidiano perché quello che io continuo a fare è questo, uscire con il cane. Certamente ha cambiato un po’ lo stile».

E poi… La domanda sulla copertina.

Lo stile di fiore frutto foglia fango è in linea con lo stile che è il tratto distintivo di NN Editore (in copertina si trova una N che racchiude un’immagine). Questa, in particolare, è piaciuta molto all’autrice, specialmente per un motivo: «Devo dire che quando me l’hanno fatta vedere avevo un po’ visto che era proprio nello stile della Casa Editrice. Poi mi sono resa conto che il cane assomigliava proprio al mio. Pensavo fosse il mio ma non ricordavo di avergli mai mandato una foto del mio cane così. Però devo dire che gli somiglia moltissimo. […]. Ma mi è piaciuta perché assomiglia proprio al mio cane!».

Per concludere, Sara ha dato la sua voce per la lettura del prologo. A noi il romanzo è piaciuto tantissimo, allo stesso modo della traduzione!

Naturalmente, non è finita così! Perché dopo i ringraziamenti al pubblico e gli omaggi a Sara – una bottiglia di vino dalla Cantina e spilla e borsina accanita da parte nostra – all’ingresso della Villa è stata predisposta la degustazione dei vini e dei pasticcini a cura della Cantina e della Pasticceria La Dolce Linea.

Un Venerdì d’Autore davvero eccezionale, la cui riuscita è stata possibile grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla sua realizzazione, supportandoci.

Un grazie inoltre anche a Filiberto e Daniela che hanno dato voce rispettivamente alla seconda e alla terza lettura del romanzo!

E un ringraziamento ad Elena che, con Serena, ha collaborato alla fotografia.

Un Rilassati e Leggi! e… Ci vediamo a Gennaio!