Lo zen e l’arte di andarsene in punta di piedi

  • 25 Aprile 2017
  • Blog

Ho appena letto che è morto Robert M. Pirsig, lo scrittore americano ricordato soprattutto per il suo longseller Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta (1974).

Nella mia libreria c’è, tradotto da Delfina Vezzoli nell’edizione gli Adelphi del 1990.
Ed è in quell’anno che l’ho letto.
Di tempo ne è passato ma mi è rimasto il ricordo di una lettura profonda, intensa e magnetica.
Io non ho mai posseduto una moto e non ho mai fatto un viaggio in moto.
Eppure.

Adesso è qui sulla mia scrivania. L’ho sfogliato e tra le pagine ho trovato la mia carta di imbarco di uno dei tanti voli che da Verona mi hanno spesso portato a casa, nella mia prima casa, facendomi atterrare a Catania e poi proseguire lungo la litoranea – l’Orientale Sicula SS 114 – fino a Lentini.

Ho continuato a sfogliare e pian piano è riaffiorato il ricordo di pagine dense e malinconiche dove l’autore non si limita al resoconto di un viaggio – quello di un padre e di un figlio – ma si traducono in una sorta di metafora della vita.

Ho ritrovato anche questa frase sottolineata a matita:
Vivere soltanto in funzione di una meta futura è sciocco. È sui fianchi delle montagne, e non sulla cima, che si sviluppa la vita.
Ma evidentemente senza la cima non si possono avere i fianchi. È la cima che determina i fianchi. E così saliamo…” (pp.203-204).

Rilassati e leggi!

M. Roberta Cattano